I font: quali sono, come sceglierli e abbinarli

I fonts

Quando si crea un progetto grafico, non si può sottovalutare l’importanza della scelta dei font. Il messaggio che si vuole trasmettere potrebbe cambiare completamente, a seconda del tipo di carattere tipografico scelto.

Per esempio, dai un’occhiata a questa immagine. Il messaggio è identico (“Ti aspetto dopo”), ma mentre nel primo caso abbiamo usato un font girly che si chiama Clicker Script, nel secondo abbiamo preferito un inquietante Buffied. Preferiresti trovare il primo o il secondo messaggio attaccato allo specchio del bagno? (Ok, in questa immagine abbiamo giocato anche con i colori, ma ti assicuriamo che funziona anche senza!)

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DIDASCALIA: Un esempio di font calligrafici che comunicano messaggi completamente diversi tra loro: il primo è rassicurante e amorevole, mentre se ricevessimo il secondo… scapperemmo!

 

Questo solo per cominciare a entrare nello spirito giusto. I caratteri sono molto importanti in qualsiasi progetto grafico sia su carta che su siti web, dicevamo.

Proviamo a capire meglio come si dividono (sì, esistono “famiglie di font”), come sceglierli per i nostri progetti e come si abbinano.

Le principali famiglie di font

La classificazione dei font è sempre stata una questione spinosa. In molti hanno provato a classificarli, fin dall’inizio del Novecento. Il primo è stato Francis Thivaudeau, seguito tra gli altri da Maximilien Vox e Aldo Novarese.

In questo articolo cercheremo di analizzare le tre principali famiglie di font tipografici, che sono alla base di tutte le altre classificazioni:

  • caratteri con grazie, o serif
  • caratteri senza grazie, o sans serif
  • font calligrafici (e non solo).

Andiamo a vedere la loro origine e le loro differenze.

I font con grazie  o graziati: i caratteri più antichi

Non bisogna dimenticare che prima della tipografia e della stampa i caratteri venivano realizzati a mano, solitamente con scalpelli (nel caso di iscrizioni murarie), penne o pennini. Questa nota storica serve a capire che anche il font più moderno deve molto alla scrittura degli amanuensi, che dall’antichità al medioevo sono stati i depositari di una sapienza unica e particolare, la calligrafia. Se vuoi avere un’idea della storia della tipografia, puoi guardare questo bellissimo video di Ben Barrett-Forrest.

I font con le grazie derivano dall’abitudine degli amanuensi di abbellire i caratteri con piccole decorazioni e svolazzi, detti appunto “grazie”. Sono i più antichi, usati fin dai primi stampatori, nel quindicesimo e sedicesimo secolo. Vengono detti anche “serif”, proprio dal nome delle piccole linee che vengono aggiunte a certe lettere. Si contrappongono ai font “sans serif”, che significa letteralmente “senza grazie”.

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DIDASCALIA: A sinistra, un carattere graziato, a destra uno senza grazie.

 

Un tipico carattere con le grazie che tutti noi conosciamo è il Times New Roman, ma sono molto famosi anche il Garamond, il Baskerville, il Georgia, il Bodoni, il Minion Pro:

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DIDASCALIA: Uno dei font con le grazie più famosi al mondo: il Times New Roman.

 

A loro volta, i caratteri con grazie vengono classificati a seconda della forma del raccordo, che può essere arrotondata o meno.

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DIDASCALIA: Le grazie possono essere rotonde o squadrate. A sinistra Apex Serif, a destra Jenson Pro.

 

Questa famiglia di font è la più diffusa nei libri e nei progetti stampati: un po’ per tradizione, un po’ per leggibilità.

I font senza grazie o con bastoni, un’invenzione dell’Ottocento

I font sans serif, ovvero senza grazie, sono detti anche a bastoni o lineari. Sono molto recenti rispetto a quelli con le grazie: sono nati e hanno cominciato a diffondersi solamente alla fine dell’Ottocento in Inghilterra, con l’esplosione della ricerca tipografica derivata dai movimenti rivoluzionari che hanno permeato arte, pubblicità e design.

Le aste dei caratteri senza grazie terminano senza abbellimenti, lisce. Uno dei font sans serif più diffusi è sicuramente l’Arial, ma non dimentichiamo l’Univers, l’Helvetica, il Futura.

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DIDASCALIA: Arial è uno dei caratteri con bastoni più diffusi al mondo.

 

All’interno di questo gruppo, i caratteri si possono suddividere ulteriormente a seconda del contrasto (il “peso”) o della forma dei caratteri.

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DIDASCALIA: Una stessa famiglia di caratteri può avere varianti con pesi diversi, come in questo esempio di Helvetica Neue.

 

I caratteri con bastoni sono quelli che più funzionano su internet, per la loro chiarezza e semplicità di lettura anche sugli schermi. Qui infatti sono i pixel a dettare legge, e se ora la risoluzione degli schermi di ultima generazione è tale da non far quasi più percepire la differenza con la carta stampata, soprattutto in passato era importante riprodurre font che fossero puliti e senza troppi ornamenti: altrimenti non sarebbero stati visualizzati correttamente, e avrebbero complicato inutilmente la lettura.

I font calligrafici (e non solo): oltre il Comic Sans c’è di più!

Quest’ultimo gruppo di caratteri è sicuramente il più eterogeneo. È composto da tutti quei font che non fanno parte delle prime due grandi famiglie. Molti traggono la propria origine proprio dalla scrittura a mano: sono questi che si chiamano calligrafici. Possono essere più o meno raffinati. Sono numerosi i font iperdecorativi, con target spesso infantile e femminile. Si trovano anche riproduzioni di grafie di persone illustri: per esempio, qui puoi trovare font ispirati alla calligrafia di Jane Austen.

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DIDASCALIA: Alcuni esempi di font calligrafici.

 

Altri font “speciali” sono i Blackletter, ovvero i caratteri gotici, usati nel medioevo nel territorio tedesco e qui ancora diffusi in pubblicazioni particolari come i libri di preghiere. Oggi sono usati principalmente nei titoli dei quotidiani, come il The New York Times, nei menu di pub e birrerie e nei titoli di album metal.

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DIDASCALIA: Il titolo del The New York Times è realizzata con un font Blackletter, che si ispira alla scrittura gotica medievale.

 

In genere, i font calligrafici sono freschi, piacevoli da guardare, ma molto difficili da leggere. Infatti non vengono usati per testi lunghi: il loro posto è solitamente in loghi o titoli, sempre abbinati a font più chiari e leggibili, con o senza grazie.

Di questa categoria fa parte il font più odiato dai grafici di tutto il mondo, il Comic Sans. Si ispira alla scrittura dei fumetti, da qui il suo nome. È tanto odiato dagli addetti ai lavori quanto è grande la sua fortuna “di pubblico”, diciamo così. Ricordiamo ancora lo scandalo tra i designer quando l’annuncio dell’epocale scoperta del Bosone di Higgs venne data attraverso una presentazione in Power Point dal gusto estetico (diciamolo) discutibile. 

Se sei un graphic designer e cerchi informazioni specialistiche sui font e sulla loro classificazione, in questo articolo di Stefano Torregrossa su Print puoi trovarne una sintetica ma esaustiva in 15 gruppi, tutti derivanti dalle tre macro categorie di cui abbiamo parlato in questo articolo. Anche Lorenzo Miglietta di Grafigata! ha scritto un articolo molto interessante sulle diverse categorie di font.

Come scegliere e abbinare i font: titolo, sottotitolo, corpo del testo

Se stai realizzando un progetto grafico che prevede l’inserimento di font, ti consigliamo di prestare attenzione a questi aspetti, davvero fondamentali per il suo successo:

  1. Chiarezza e leggibilità: sono sempre gli obiettivi più importanti. Se il destinatario del messaggio non riesce a leggere facilmente cosa c’è scritto, l’intero progetto fallisce: è sempre utile ricordarlo! Chiarezza e leggibilità passano attraverso tante piccole accortezze: per esempio, la grandezza dei font scelti sulla base del progetto (è su carta stampata? su un sito internet?), ma anche dei lettori (chi sono? hanno eventuali problemi di lettura?), della spaziatura delle lettere e delle righe, della proporzione tra testi di “ordine” diverso (titolo, sottotitolo, corpo del testo).
  2. Coerenza: ricordi la prima immagine di questo articolo? Ecco, quella parla proprio di coerenza. Il tuo messaggio viene rafforzato dalla scelta del carattere adatto. Al contrario, si possono creare problemi di comprensione dello stesso messaggio, se finisci per scegliere il font sbagliato. Se parli di innovazione, un carattere gotico o troppo classico potrebbe non essere la scelta migliore. Se il tuo target sono le donne su una rivista femminile, magari un carattere calligrafico e sbarazzino potrebbe attirare la loro attenzione. Lo stesso carattere, però, potrebbe non funzionare in una pubblicità per un deodorante maschile.
  3. Armonia: generalmente si consiglia di inserire all’interno dello stesso progetto grafico due, al massimo tre font diversi, per non creare confusione nella mente del lettore. Attenzione all’abbinamento: i font devono star bene insieme, completarsi. Per questo, è bene combinare un carattere con le grazie e uno senza, oppure unire a un elaborato font calligrafico uno semplice e leggibile, con o senza grazie. Un altro espediente è usare font che provengono dalla stessa famiglia, e giocare per esempio con il loro peso e la loro inclinazione (grassetto, corsivo). L’armonia passa anche attraverso una gerarchia visiva chiara tra i diversi font usati: deve essere immediatamente chiaro se un testo è il titolo oppure un sottotitolo.

Se vuoi avere qualche dritta su come abbinare font diversi, ti consigliamo la lettura di questo articolo di Lorenzo Miglietta. 

Ora ti senti pronto per realizzare il tuo progetto grafico partendo dai caratteri tipografici che più ti ispirano?

Come sempre, se hai dubbi, curiosità, suggerimenti, scrivici un messaggio. Anche se hai bisogno di consigli su come scegliere o abbinare i tuoi font, non esitare a scriverci; i nostri grafici professionisti ti aiuteranno a trovare il carattere più adatto al tuo progetto.

Raccontaci i tuoi progetti, e ovviamente se li devi stampare online puoi contare su di noi: siamo impazienti di  ricevere i tuoi file!