I formati depliant pieghevoli più usati

Depliant pieghevole tre ante

[Così fa l’art] Intervista a Francesco Furlan

Se sei capitato su questa pagina, ti interessa sapere quali sono i formati di depliant pieghevoli più usati. Li conoscerai presto, te lo promettiamo.

Ma in questo articolo parleremo anche di tantissime altre cose che ti possono aiutare a creare un depliant efficace: carta, pieghe, e soprattutto idee creative. Perché, diciamocelo, i formati e le misure più usati sono interessanti da conoscere, ma è ancora più interessante capire cosa c’è dietro la creazione di un pieghevole formato A4 o perché un art director sceglie formati quadrati per la comunicazione di alcune attività commerciali, e non per altre.

Per farti scoprire tutte queste cose, ci siamo infiltrati nel laboratorio creativo di un progettista della comunicazione visiva con un’esperienza più che ventennale nel design di materiale di comunicazione, e gli abbiamo fatto un sacco di domande sul suo lavoro. Abbiamo cercato di carpire i suoi segreti, di farci raccontare il suo punto di vista, di imparare qualcosa da mettere in pratica la prossima volta che potremmo aver bisogno di stampare online del materiale promozionale (perché, diciamocelo, tanti suggerimenti vanno bene anche se vuoi stampare online dei biglietti da visita!).

francesco furlan designerFrancesco Furlan preferisce essere chiamato designer piuttosto che grafico o art director, perché ha un approccio molto progettuale (appunto) e una formazione orientata al graphic design puro. È stato direttore creativo nelle principali agenzie di comunicazione della sua regione, il Friuli Venezia Giulia. Oggi ha lasciato la pubblicità e nel suo studio in campagna si occupa di consulenza, exhibition design, editoria e in generale visual identity. Ha un approccio partecipativo e condiviso, e dà particolare attenzione alla comunicazione sociale e culturale.

Sei curioso di scoprire che cosa ha da raccontarci sulla progettazione di depliant pieghevoli? Noi sì, quindi cominciamo!

1. Nell’era di internet, servono ancora i depliant cartacei? Perché? Quando?

Sì, sono uno strumento fondamentale e insostituibile. Il motivo principale è perché sono degli oggetti. I depliant sono tangibili, si portano dietro il valore della matericità e del formato. Scegliere il depliant come strumento di comunicazione e materiale promozionale della propria attività commerciale spesso agevola di molto il lavoro, perché offre semplicemente una dimensione in più: oltre al concept creativo e alla grafica, abbiamo le dimensioni, la maniera in cui si dispiega e quindi il ritmo della fruizione dei contenuti che offre. Inoltre, fondamentale è la carta, che gioca un grandissimo ruolo nel definire il percepito. La sola variazione di spessore riesce a fare un lavoro comunicativo enorme.

Per quanto riguarda il “quando” servono, i pieghevoli cartacei possono fare la differenza nei primi contatti. Sono utili per esempio per lanciare un nuovo brand, soprattutto piccolo, soprattutto se legato al territorio. I depliant di carta sono un’occasione per iniziare la comunicazione e farsi conoscere, ma possono essere altrettanto utili quando si ha una nuova proposta significativa oppure anche per quelle attività che hanno un approccio stagionale, come gelaterie o palestre.

2. Quali sono i formati depliant pieghevoli? Quali sono i più usati? Perché?

I formati dei pieghevoli sono quelli che il progettista immagina, quindi tendenti a infinito, se il tipografo non si arrabbia troppo. Per quelle aziende che hanno la necessità di contenere i costi esistono numerosi formati standard predeterminati, disponibili per esempio in una buona tipografia online. Sicuramente nel progettare un formato inconsueto va tenuto conto dei formati carta per evitare sprechi o lievitazione dei costi, ma il consiglio ai grafici, in caso di dubbio, è di parlare sempre prima con un bravo tipografo.

Entrando nel tecnico, la prima differenza da fare, secondo me, è quella tra formati che seguono lo standard internazionale ISO 216 e formati che non lo seguono.

Tra i primi ci sono i formati depliant pieghevoli più usati, come per esempio:

  • il formato A4, che corrisponde a 21x29,7 cm,
  • il formato A5, che corrisponde a 14,8x21 cm,
  • il formato A6, che corrisponde a 10,5x14,8 cm.

Questi formati standard hanno numerosi vantaggi: sono più efficienti perché non c’è spreco di carta, sono facilmente fotocopiabili, anche in formato chiuso stanno comodamente in tutti gli espositori. Il “contro” principale è che, proprio perché sono molto diffusi, sono un po’ scontati.

I formati non standard, in generale, danno un’idea di maggior cura e unicità. Sto pensando, per esempio, alle cartoline 10x12 cm, che ricalcano il formato tradizionale delle vecchie cartoline, oppure al formato quadrato. L’obiettivo è sempre differenziarsi dal contesto e offrire un percepito di maggior cura. Uscire dai formati predeterminati diventa una scelta di distinzione e qualità, chiaramente se coerente con i valori da comunicare. In questo caso si può contattare direttamente il tipografo per chiedere un preventivo ad hoc.

Ci sono altri modi per sviluppare depliant pieghevoli originali.

Per esempio, si può giocare con il numero e i tipi di pieghe per creare un bel ritmo nella fruizione dei contenuti o aggiungere ante per realizzare depliant con orientamento orizzontale che una volta aperto diventi una locandina con orientamento verticale sull’altro lato. Queste idee a volte hanno un’efficacia comunicativa estremamente potente, e costi molto simili ai consueti depliant a tre ante che misurano 10x21 cm.

 

3. Come scegliere i migliori formati di pieghevoli per la propria attività?

depliant pieghevoli a tre anteLa scelta del formato dipende dall’identità visiva dell’azienda (o ente, o evento, o attività commerciale) e dal progetto grafico specifico che il progettista ha realizzato per il pieghevole. Se il designer vuole comunicare unicità o differenza dal contesto, sarà utile usare un depliant di forma unica o differente da quello dei competitor del suo committente.

Il miglior formato quindi è quello più adatto, quello più coerente con l'obiettivo della comunicazione.

Sicuramente per attività creative e popolari ci si può permettere anche formati eccentrici (fustelle, molto stretto o molto lungo, aperture contrarie, ecc) ma le cose cambiano già per attività dirette al business in cui è meglio mostrarsi affidabili e autorevoli (e quindi usare formati più sobri, magari stupendo con la qualità della carta).

In generale suggerisco di non usare mai formati troppo grandi se si deve comunicare direttamente al pubblico: un A3, seppur spettacolare, è troppo grande e poco maneggevole. Meglio optare per formati più piccoli in formato chiuso, come un A5 o un A6, più comodi da tenere in mano e che danno l’idea di essere stati curati di più nei dettagli.

Tra orientamento orizzontale e verticale, poi, la scelta si basa sul messaggio da comunicare ma anche molto sulle fotografie a disposizione. Un formato orizzontale valorizza le fotografie di panorami, per esempio, ma tendenzialmente i formati verticali sono più comodi perché sono più facili da tenere in mano.

4. I materiali per i depliant dipendono dai formati scelti? E se sì, come?

Il materiale di stampa inteso come carta ha sicuramente una certa relazione con i formati, ma è una relazione spesso molto tecnica e limitata a casi particolari. Piccoli formati con molte pieghe non permettono carte materiche con alto spessore, perché facilmente la carta si spezzerebbe lungo la cordonatura e il materiale non resterebbe piegato ma tenderebbe a sollevarsi. Oggi abbiamo soluzioni nelle tecnologie legate alla stampa e alla carta, per esempio con l’inserimento di gel nella pasta, che aggirano molti dei problemi del passato e rendono fattibili progetti un tempo molto più faticosi.

5. Quali sono le cose da tenere in considerazione quando si deve progettare una brochure?

depliant formato quadratoUn depliant, una brochure o un volantino sono spesso il momento in cui un progetto grafico prende realmente vita dopo la fase di ideazione. Sono quindi la loro incarnazione naturale, e da progetti meravigliosi dovrebbero uscire sempre stampati meravigliosi. A volte purtroppo con l’inserimento dei testi reali invece dei lorem ipsum, o con l’inserimento delle foto nuove che non cadono perfettamente come volevi, il progetto viene stressato molto e bisogna lottare (progettualmente) per riuscire a permettergli di esprimersi al meglio.

Il confronto tra la bozza presentata e il prodotto reale impaginato è una sfida per il designer, significa comprendere profondamente i meccanismi per cui il progetto funzionava così bene e riuscire a dargli un nuovo equilibrio con i contenuti reali. In questo senso, un buon progetto deve prevedere sempre di essere molto elastico, di funzionare bene anche se applicato in contesti avversi, come testi più lunghi o foto meno belle.

6. Come presentare le informazioni al meglio? Consigli sulla base della tua esperienza?

Mi piace organizzare molto i contenuti nei miei progetti. La divisione in paragrafi con titoli e sottotitoli, “incisi" realizzati con citazioni di frasi estrapolate dal testo, il corpo più grande nelle prima righe di un paragrafo, sono tutte piccole soluzioni per rendere visivamente più piacevole l’impaginato, ma anche leggibile con più facilità. Così il testo è leggibile anche a più livelli: con un colpo d’occhio comprendo già il contenuto del mio materiale, poi, se voglio, approfondisco leggendo completamente. Un buona soluzione è l’uso delle infografiche, anche semplici, senza per forza usare arzigogolate combinazioni di illustrazioni e testi. La semplice esposizione di cifre a grandi dimensioni o frasi e parole chiave, supportare da essenziali segni grafici sono molto potenti

7. Il tanto decantato e ricercato effetto wow, o effetto sorpresa: si può ancora ottenere da un oggetto così tradizionale e “visto” come una brochure? In che modo?

Proprio perché vengo dalla pubblicità non apprezzo molto l’effetto wow, credo che una comunicazione onesta e completa paghi di più. Ma sicuramente mi trovo a volte nella situazione di dover stupire o attirare l’attenzione. Generalmente mi affido al concept creativo (l’idea pubblicitaria) come prima risorsa, poi alla grafica, e appena dopo a formato e materiali.

In realtà mi è capitato anche recentemente di usare tecniche di nobilitazione su stampati relativi ad ambiti molto tecnici, dove non erano mai stati visti prima, facendo un figurone.

Oppure in contesti molto raffinati, dove il target da raggiungere era composto da designer e stylist, in cui la scelta di formato inconsueta, la qualità della stampa e la scelta della carta hanno “sorpreso” e attirato l’attenzione più che una stampa a glitter.

Oppure, come dico sempre ai miei committenti (scherzando, ma nemmeno troppo), basta mettere una bella foto in grande e funziona tutto.

8. Ci racconti un progetto di depliant che ti è piaciuto realizzare?

Mi piacciono i prodotti che mi mettono alla prova. Quando devo trovare soluzioni a esigenze apparentemente inconciliabili. Per esempio quando si lavora per il mondo del no-profit e le risorse sono limitate. Una volta abbiamo studiato una gestione grafica per la stampa a due colori per rendere interessante anche prodotti a costo di produzione bassissimo. Si è trattato del già citato esempio di materiale a doppio uso sul fronte retro: depliant da un lato e locandina dall’altro, senza limitare la funzionalità di uno nei confronti dell’altro.

pieghevole e locandina

Un esempio di depliant pieghevole originale realizzato per l’associazione Benkadì. Guardandolo dal fronte sembra un depliant “normale”, ma il verso rivela una locandina ripiegata.

9. Qualche consiglio da professionista?

Il consiglio da professionista è usate un professionista. Sia per la stampa che per il progetto della comunicazione visiva. Oggi si possono fare molte cose da soli, ma partire almeno da una base di progetto realizzata da un esperto è un investimento sensato. Se proprio è necessario arrangiarsi, io consiglio di fare attenzione alle cose, al loro significato e a quello che esprimono. Seguire le proprie sensazioni nella scelta di un formato e un materiale, invece di usare quello più consueto, è un rischio ma può rappresentare la svolta della comunicazione. E per chi non sa ascoltarsi, almeno provare a essere coerenti con il proprio approccio. Banalizzando, se sono preciso e organizzato, carte patinate e angoli squadrati, se sono informale e concreto, carte usomano e segni grafici che si realizzano in modo quasi istintivo, con un gesto, come un colpo di pennello.

 

Cosa ti ha colpito dell’intervista a Francesco Furlan? Hai trovato suggerimenti utili per la progettazione del tuo depliant?

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